1. |
uroboros
03:34
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guarda, guardami, guarda e dimmi cosa vedi
il fermo immagine di me chiuso in una gabbia di lame
fermo, dentro me resto: immobile
guarda, guarda ancora, guarda ora e dimmi come agisco
brano a brano parti di me feroce consumo divoro e
da una: cento, mille
dentro cresco: immobile
denso, sempre più denso
cresco fino a sparire quasi
sono una mente munita di zanne
lacero e strappo la prigione di carne
i miei pensieri feroci enzimi
consumano quello che mi rallenta
consumano quello che fa di me un’ombra
ed ora che sono così veloce non ho più ombre
sono pura luce
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2. |
metamorfosi
04:10
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oltre il buio del mio cuore
io sono nessuno
io sono molti
ora io sono nella luce
bianco fuoco nucleare divampa il mio petto
e crescono ali
magma ribolle il sangue, uranio vibra le ossa
le mie dita artigli che straziano danzando
metamorfosi
e crescono ali e in alto oltre il mondo ascendo
ma quando torno nelle città dell’uomo
quello che vedo mi disgusta
gli umani che incontro: che spreco di pelle
muovo gli artigli e serro il becco e vedo
vedo: carne che si lacera
e vedo: ossa che si infrangono
e vedo: sangue
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3. |
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E sia, come è: nell’agonia del ferro
Che mi trafigge e mi ferma
Al cruciale vincolo di velenoso frassino
Brutale segno delle vostre illusioni
Illusioni che uccidono
E ora che la notte, pietosa sorella mi abbandona
Ancora sento le risate aspre degli umani
E dei dadi l’ottuso rotolare
Nella contesa delle mie vesti
Il suono sordo della loro pietà è un maglio che spezza le ginocchia
E già la dolce luna, pietosa sorella mi lascia
Nel nero frullare delle ali dei corvi sazi delle mie viscere dei miei occhi
E con queste orbite vuote non vedo
Il rifulgente astro, il mio orrendo nemico levarsi
Ma la pelle, la mia pelle, scavata dallo staffile
Sente il cielo tingersi del languido lucore rosa
E già l’alba mi sfiora con dita d’argento
E gemo
E arriva la luce, in essa io mi dissolvo
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4. |
i morti
04:30
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ah! Sì!
Si levano da terra i morti
E Con strappi e sussulti
Si levano da terra i morti
Ora con gole rotte gemono
Ora con opache cataratte vedono
Corvi: lacrimano sangue dagli occhi
È buono
E dà forza
Muove rigide membra putrefatte
In cerca di altra carne in cerca di altro sangue
E sia, come è
Vedo i morti camminare un’inesorabile marcia
Mascelle di denti spezzati scattano nella fame
Vedo i morti camminare un’inesorabile marcia
Dita di ossa esposte artigliano l’aria
In cerca di altra carne in cerca di altro sangue
La tua carne, il tuo sangue
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5. |
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Poichè’ il padre è antico
il suo volto è scavato da rughe profonde e aride
il suo sguardo offusco e malato:
una maledizione che si posa e sottrae vita
e delle ossa asciuga il midollo
cicatrici e bolle sulla pelle
per distendere il suo sorriso
di sangue puro dobbiamo irrorare
la nostra evoluta realtà
abbiamo eretto montagne di pietra padre per compiacerti
ripide scale e strette
e i più santi tra noi masticano la tua carne
che fa chiara la loro visione e oscuro il parlare
dalla cuspide apriremo il ventre dei sacrifici e
ti mostreremo cuori palpitanti
e teste di occhi sbarrati
penseranno il tuo ultimo nome rotolando e rimbalzando
ciascun grado di quella presunzione di pietra
così è padre che tornerai un altro ciclo di pietra
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